Un legame misterioso lega l'uomo e l'olivo. In tempi antichi si pensava ch l'anima del Mediterraneo dimorasse nel suo tronco, come se fosse un luogo dello spirito per la nostra civiltà.
Alcuni patriarchi vegetali, veri e propri monumenti viventi alla storia passata, sono sopravvissuti allo scorrere del tempo e sono ancora in piedi. L’ “Ulivo delle Streghe” di Magliano, in provincia di Grosseto, e il "Grande" di Saturnia hanno dato frutti per almeno duemila anni, come l' "Albero della Spada" di Tivoli, l’olivo di Platone ad Atene, quello di Ulisse a Djerba o il boschetto dei Getsemani. L'olivo è una caratteristica culturale unificante condivisa dai popoli del bacino del Mediterraneo, da secoli una presenza quotidiana per tutti noi, tanto più apprezzato per le sue proprietà curative sia per il corpo che per la mente.
Adamo ha ricevuto l'olivo da Dio, alla dea Atena fu data l'intera Attica in cambio del dono di questo nuovo albero agli dei - questi sono solo alcuni esempi della ricchezza di leggende che caratterizzano l'albero divino. La nostra mitica pianta era probabilmente originaria degli altopiani di Armenia, Pamir e Turkestan, e diffusasi in seguito in tutto il bacino del Mediterraneo. E’ stata la prima pianta coltivata dalle popolazioni mediterranee come risulta da scritture palestinesi risalenti al 4.000 aC. Frantoi in pietra composti da una lasta concava che ospitava le olive e da una convessa che girando le schiacciava, esistevano già nel 1.000 aC. Il più antico oggi rimasto si trova nell'isola greca di Santorini.
Gli olivi sono spesso citati nella letteratura greca, a testimonianza della loro rilevanza nella mente poetica, così come nella vita di tutti i giorni. L’olio d’oliva era in realtà un prodotto essenziale nel mondo greco, utilizzato come sostegno di emergenza in tempo di carestia, come rimedio per tutti i tipi di disturbi del corpo e della mente, come combustibile per torce e lampade, come merce preziosa da esportare in tutto il mondo conosciuto. Secondo il cronista romano Columella (I secolo dC) "L’olivo è il primo tra tutte le piante". Infatti, essendo un popolo ben organizzato, i Romani svilupparono la coltivazione dell’olivo su scala "industriale".
La coltivazione dell'olivo diventa così un segmento specializzato dell’agricoltura mediterranea, la più importante fonte di ricchezza e di commercio insieme alla vite. L'olio d'oliva è stato di fondamentale importanza nella cucina romana, e si è sempre creduto che donasse longevità. Fra il 7 ° e l’8 ° secolo dC la coltivazione dell’olivo viene progressivamente abbandonata a favore di colture più produttive, dal momento che gli ulivi richiedono da 7 a 25 anni per raggiungere la maturità e dare frutti. Come dice l'antico proverbio, "non piantare l'olivo, darà frutti ai tuoi nipoti".
Anche se può vivere mille anni l'olivo non è resistente al freddo, un gelo eccessivo può distruggere in una sola notte il lavoro di anni - un rischio troppo elevato per quei tempi difficili. Intorno al 1.100 il nuovo sistema feudale segna la rinascita della coltivazione dell'olivo. Tenute speciali fioriscono in varie parti d'Italia, in particolare nel centro. Nel corso del 16° e 17° secolo la maggior parte del paese è devastato dalle guerre, con l'eccezione della Sardegna e della Toscana.
I Duchi di Toscana sono sovrani illuminati ed amministratori attenti, le loro riforme incoraggiano la viticoltura e l'olivicoltura e plasmarono il paesaggio toscano come lo conosciamo oggi. La domanda di olio d’olivo aumenta drammaticamente nel 18 ° secolo con la crescita della popolazione. In Toscana questo periodo d'oro inizia con una catastrofe. Dal 6 al 17 Febbraio 1709 una serie di violente tempeste, con temperature polari provocarono l’avvizzimento e la morte in particolare degli alberi di ulivo (gelate simili si sono verificati nel 1985). Questo evento si dimostrò una benedizione sotto mentite spoglie, quando nuovi alberi vennero piantati in seguito alle raccomandazioni della nuova Accademia economica e agricola dei Georgofili, la prima del suo genere in Europa, fondata nel 1753. Riconoscendo l'olivo come "il più utile per lo stato" , l'Accademia sponsorizzò una competizione incentrata sulla olivo, "decorazione, ricchezza e piacere della collina".
Non vi sono significativi cambiamenti nella produzione dell’olio d’oliva nei seguenti 200 anni, anche se incontra un momento particolarmente favorevole negli anni '30, quando il governo italiano promuove attivamente la coltivazione dell’olivo in tutto il paese. Al nascere della tendenza a mangiare sano, dopo decenni di cibo in scatola, l’olio d'oliva è ancora una volta il re sulle nostre tavole, la moderna ricerca scientifica conferma quanto sostenuto dagli agricoltori fin dal tempo dei romani - se usi l’olio d'oliva campi cent'anni . O anche più ...
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